Capita che decidi di inoltrarti in un mondo sconosciuto, misterioso, che dall’esterno emana quasi un’aura solenne. Ci entri con rispetto, in punta di piedi e, prima che te ne possa accorgere, hai scoperchiato un vaso di Pandora gigantesco. Due frasi che riassumono il mio recente viaggio nel mondo della danza e del balletto, alla scoperta di come si intreccino i sottili fili che lo collegano ad un altro mondo, quello della musica elettronica. Un viaggio durato circa un mese, che mi ha portato a scoprire coreografie incredibili, collaborazioni con producer e Dj di lusso (vedi Jamie XX, Luciano, Âme e Laurent Garnier) e, soprattutto, ad intervistare tre nomi che questo mondo lo stanno cambiando dall’interno: Maurice Causey, coreografo e discepolo di William Forsythe, Patricia Keleher, ballerina professionista alla Companhia Nacional de Bailado, e Gabriel Prokofiev, compositore e producer allo stesso tempo, nipote di Sergei Prokofiev.
Il risultato è l’articolo più lungo che abbia mai scritto, con il fascino del longform, denso di contenuti e pronto a cambiare radicalmente la percezione del mondo del balletto.
Musica da ballo e musica per il balletto, due generi composti con lo stesso scopo ma ambientati in contesti completamente diversi, il club e il teatro. Incuriositi dal percorso che alcuni artisti hanno intrapreso (…forse per un bisogno di “elevare” il livello della loro produzione, o forse per pura curiosità), arrivando a comporre musica per il balletto, siamo andati ad investigare più a fondo la relazione tra questi due mondi. Dovrebbe essere quasi uno sbocco naturale per chi già scrive musica “da ballo”, in realtà, ma non è così semplice: c’è un contesto diverso, quello del teatro, e ci sono linguaggi diversi da conoscere e saper utilizzare. Poi c’è anche la questione degli strumenti: è possibile utilizzare musica elettronica in un contesto classico? Che effetto producono dei sintetizzatori suonati in un teatro?
Un esempio notevole è quello di Jamie XX, che ha composto l’intera colonna sonora del balletto “Tree of Codes” con le coreografie di Wayne McGregor, già conosciuto per aver utilizzato dei riarrangiamenti dei White Stripes e per aver diretto un video dei Chemical Brothers. Lo spettacolo si ispira all’omonimo libro, che è poi un remix in versione letterale: lo scrittore Safran Foer ha preso The Street of Crocodiles di Bruno Schulz, ci ha ritagliato le parole e ha composto un nuovo libro. In una sorta di parallelismo sonico, Jamie Smith ha voluto sviluppare un algoritmo che traducesse il testo in ritmo ed è partito da lì per poi comporre il resto dell’opera.
Leggi l’articolo completo su Soundwall.it

Foto di Ida Zenna ©zenna.de
***
Nonostante scrivere questo blog sia una passione che mi tiene sveglio anche di notte, la caffeina aiuta sempre. Se ti piace quello che scrivo e vuoi aiutarmi a comprare il Lavazza in offerta all’Esselunga, qui sotto trovi un tastino rosso, usalo per regalarmi un caffè!

