In breve: nel 2004 ho comprato Babù al fantacalcio praticamente senza speranze, costava 1. Per una notte, però, Babù è stato un eroe.
Era un freddo sabato sera del lontano 2004, l’undici Dicembre per la precisione. Praticamente i tempi in cui i cellulari top di gamma erano il Motorola RAZR e il Nokia 6600, per non parlare del Nokia N-Gage feticcio inutile sia come telefono che come console, dal quale sono sempre stato affascinato. Se alcune situazioni oggi suonano medievali, altre sono rimaste quasi invariate: Berlusconi, che ai tempi somigliava meno alla copia di se stesso per il museo di Madame Tussauds, era una figura politica centrale, la guerra impazzava in medio oriente e la Serie A teneva milioni di persone incollate alla TV.
Ai tempi i social media non esistevano, al massimo si broccolava su Duepuntozero, quindi nessuno condivideva meme del Duce che incitavano gli italiani alla rivoluzione anziché guardare la partita sul divano, ma quei sentimenti già serpeggiavano allora. Ciononostante nulla poteva impedire ai ragazzini dell’epoca di cimentarsi in tornei di fantacalcio, tra brufoli, ascelle odorose e felpe rosa RAMS 23.

Il 2004 in pillole
Prima di raccontare la storia del nostro eroe per caso, un piccolo incipit: non sono mai stato un gran fanatico di calcio, le partite che ho guardato dall’inizio alla fine le conto quasi sulle dita di una mano, ma il mio bisogno di far parte del branco ha il sopravvento e mi spinge ad unirmi alla competizione, puntando tutto sull’effetto sorpresa e sulla fortuna del principiante. Ovviamente i miei avversari si sono fatti più volte beffe di me e hanno riso di gusto nel vedermi strapagare gente come Langella, Bovo e Ujfalusi. Distratti com’erano dalle loro goliardate, non si sono accorti dell’affare che stavo per compiere all’asta di inizio campionato: accaparrarmi Vucinic e Bojinov in combinata con quello che sarebbe poi diventato una leggenda: Anderson Rodney de Oliveira, detto Babù.

Questa ce l’hai?
Stiamo parlando dell’attacco del Lecce di Zdeněk Zeman, capace di fluttuare nelle zone alte della classifica ad ottobre e di chiudere con un decorosissimo undicesimo posto, conquistato a suon di gol, con il secondo miglior attacco (e la peggior difesa, tipica delle squadre zemaniane).
Babù approda al Lecce richiestissimo dall’allenatore boemo, che l’aveva scoperto qualche anno prima alla Salernitana, e si fa subito notare nelle prime partite del Lecce. Dopo la vittoria per 4-1 contro il Messina che proietta il Lecce al secondo posto, viene addirittura decretato migliore in campo dalla Gazzetta dello Sport, che gli dedicherà anche una copertina divisa con Adriano prima della sfida tra Lecce e Inter. Titolerà: Babù contro l’imperatore. Ma alla fine io il calcio non lo seguo per niente e Anderson Rodney de Oliveira rimane un giocatore pagato 1, che al fantacalcio equivale alla pippa che non gioca mai, preso giusto per riempire uno spazio. Se non fosse che proprio quel sabato sera, quel magico 11 Dicembre, si gioca un anticipo di lusso per la squadra salentina: la Lazio ospita il Lecce all’olimpico. In quel periodo la panchina biancoceleste s’era fatta rovente: Domenico Caso era partito benino, poi i risultati avevano iniziato a latitare e il rapporto con i giocatori era peggiorato, soprattutto con il moderatissimo Paolo Di Canio. In poche parole la Lazio doveva vincere a tutti i costi. Il Lecce arrivava da una serie di risultati altalenanti, come il 4-0 incassato a Firenze e la vittoria in doppia rimonta contro il Livorno di Cristiano Lucarelli. Anche al buon vecchio Zdeněk serviva un risultato utile per mantenere alto il morale dei suoi.
Chi arrivava messo peggio a quell’incontro ero però io: Bojinov era infortunato e Vucinic ancora acciaccato non era certo di giocare. Schierai comunque il macedone, ma Zeman lo mandò in campo solo negli ultimi 10 minuti, troppo poco per ricevere un voto. Il regolamento perverso del fantacalcio mi permise quindi di mandare in campo quell’alieno di Babù, giusto almeno per tappare il buco e portare a casa un 6 scarso. La partita finì 3-3, con doppietta clamorosa di Babù, capace di infilzare Peruzzi come un arrosticino abruzzese grigliato al sangue. Il Lecce risalì al 6° posto mentre l’allenatore della Lazio resistette ancora una giornata prima di essere cacciato in malo modo e radiato dalla Serie A. Le reti prodigio due di Babù mi consegnarono la vittoria e la vetta temporanea della classifica, costringendo i miei avversari a guardarmi col naso all’insù.
Chi sbeffeggiava chi adesso? Il mio primato lo dovevo tutto a Babù, eroe per caso, asso brasiliano incompreso, comprato solo per via del nome buffo.
La parte migliore delle favole è che si interrompono sempre sul più bello, quando tutti sono felici e contenti. Sono racconti che sigillano il momento perfetto e ti fanno credere che potrà durare per sempre. Se questa storia s’interrompesse qui sarebbe un lieto fine esemplare, ma si sà, dopo l’estate arriva sempre l’autunno e poi anche l’inverno.
Finì con Babù infortunato, un tragico incidente che segnò la sua carriera. Ritornato in campo non fu più in grado di esprimersi al meglio: girovagò per qualche anno tra Lecce, Verona e Catania, prima di essere relegato alle divisioni minori, dove comunque incise poco. Il massimo che riuscì a fare fu segnare 3 reti nell’annata 2015/16, spesa in forze alla Bacoli Sibilla 1925, squadra napoletana allora militante in prima divisione.
La favola delle Lecce di Zeman si concluse a fine stagione, con il boemo a lasciare la società pugliese per andare a sostituire Rolando Maran a Brescia, nonostante questo se la stia cavando abbastanza bene. Finisce con Zeman che manca la promozione e viene cacciato. L’ex tecnico del Foggia dei miracoli riproverà a ripetere l’avventura leccese, ma finirà per essere esonerato dopo 10 sconfitte in 18 partite. Dovremo aspettare fino al 2012 per rivedere uno Zeman scoppiettante, capace di portare in A il Pescara di Immobile, Insigne e Verratti.

Zeman immortalato mentre riflette sull’astinenza da nicotina
E il mio fantacalcio? Ovviamente la fortuna del principiante si esaurì in fretta ed io scivolai in giù, sotto i colpi degli avversari più esperti. Terminai terzo su cinque, non male per un pivello, ma quando assaggi il sapore dello stare in vetta diventa difficile accontentarsi della medaglia di bronzo.
Questa storia dal sapore un po’ agrodolce potrebbe essere una metafora di vita, dove ad un certo punto arriverai a toccare l’apice, giusto un attimo prima di percorrere un’amara parabola discendente.
Sono felice di aver condiviso con voi questa mia strana relazione con quello che forse avrebbe potuto diventare un fenomeno se la sfortuna non si fosse accanita. Oggi pare che Babù giochi nell’Afro Napoli United, che al momento in cui scrivo si trova in prima posizione del campionato di Promozione campano, qualcuno inizia a pensare sia lecito sognare. L’Afro-Napoli United è una Cooperativa Sportiva Dilettantistica Sociale secondo la quale lo sport sia anche un metodo per abbattere i tabù razziali. Chissà che in un momento storico in cui il candidato a presidente di una regione non si sia ancora convinto che non esistono diverse razze di esseri umani, non sia proprio Babù a tornare in campo a sfidare i pregiudizi, risolvendo la questione con un colpo da bomber, bomber di razza. Anche qui, qualcuno dice sia lecito sognare.
Un abbraccio,
Christian 🍫
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