In breve: durante la nostra infanzia siamo stati ripetutamente traumatizzati con scene che al confronto la morte della mamma di Bambi era una bazzecola. È giunta l’ora di parlarne.
Anno nuovo, vita nuova, dicono. Sommersi dai regali, dilaniati dalle domande di zie e nonne, distrutti dai pasti interminabili, per i compagni d’armi della nostra generazione l’ansia post natalizia sembra attenderci dietro l’angolo, ricordandoci che il capodanno è stato solo il canto del cigno delle tanto desiderate vacanze, dopodiché il tran tran quotidiano tornerà a trascinarci pian piano giù, tra le braccia della depressione.
Colto anch’io da questo post Christmas blue, mi sono domandato come mai i temi dell’ansia e della depressione siano così comuni ai giorni nostri.
Si sprecano gli articoli che tentano di spiegarci come la nostra generazione sia stata rovinata dalla tecnologia, dai social media, da quel cattivone di Steve Jobs. Siamo una generazione che soffre continuamente d’ansia, di sensazione di inadeguatezza, della cosiddetta “FOMO”, Fear of Missing Out, ovvero la paura di perdersi le ficate che stanno facendo gli altri mentre noi coviamo bile scrollando la bacheca di Facebook. Gli articoli di questi scienziati fanfaroni e luminari del menga mi avevano quasi convinto, sono arrivato addirittura a compiere gesti drastici dalle conseguenze potenzialmente drammatiche, come rimuovere l’app di Facebook.

Grafico assolutamente non parziale che mostra la crescita d’interesse verso il tema “ansia”
La verità è che sono tutte cazzate: la nostra generazione è stata traumatizzata sistematicamente, giorno dopo giorno, per anni. Costretta subire torture psicologiche architettate ad hoc per demolire l’equilibrio mentale proprio negli anni in cui è più fragile: l’infanzia. Con questo articolo voglio denunciare questi abusi subiti in età prepuberale, elencandone i casi più famosi.
Attenzione: i seguenti contenuti potrebbero urtare la sensibilità di persone facilmente impressionabili. Beh, anche con quelle poco impressionabili non scherzano.
Le avventure del bosco piccolo
Le avventure del bosco piccolo pare abbiano ispirato George R. R. Martin nella scrittura di A Song of Ice and Fire, da cui poi è stata tratta la serie Game of Thrones. Effettivamente le somiglianze sono quasi palesi: avevi appena il tempo di affezionarti agli animaletti che questi, in fuga dal bosco in fiamme, finivano spiaccicati in mezzo ad una strada. Quando partiva la sigla sentivi subito un’ombra oscura crescerti dentro, la malinconia prendeva il sopravvento, il germe della depressione era appena stato piantato.
Se siete tra i fortunati ad esservi persi questo splatter camuffato da cartone animato, non sentitevi troppo tranquilli: sto già lavorando ad una raccolta dei migliori cartoon underground che altrimenti finirebbero nel dimenticatoio.

Mi rincuora sapere di non essere il solo
TG5 Prima Pagina
L’ansia fatta a sinfonia, arpeggi drammatici che mettono a letto i Goblin e Dario Argento, pivelli al confronto. Questa sigla che pare composta dal genio di Vangelis, è un’opera di Stefano Previsti ed Alberto Radius (de i Quelli, gruppo da cui è passato anche Teo Teocoli).
Il direttore deve aver pensato che la musica da sola non fosse abbastanza inquietante perché, ad accompagnarla, è stata messa una voce seria e impersonale da narratore e un parolone scritto a caratteri cubitali gialli, introdotto violentemente dal suono tipico della raffica di M16 in Vietnam. Non so quale fosse l’intento dietro a quella scelta, ma trovo difficile sentirci qualcosa che non rimandi con la mente ad Apocalypse Now.
Non che le altre edizioni del TG5 fossero meno angoscianti, soprattutto se ad introdurre il tutto ci pensava la maestosa sigla iniziale: tromboni sintetici calibrati alla perfezione per irritare sinapsi intorpidite. Grazie Franz Di Cioccio e Patrick Djivas per il lavoro fatto con la PFM, ma non smetterò mai di odiarvi per tutte le volte che mi avete tirato i nervi a fior di pelle.
Ciliegina sulla torta: la canzone dell’ora esatta, trauma che siamo riusciti a superare solo da poco, come testimonia la recente di promozione a status di meme e hit su Spotify.
La canzone si intitola “Segnatempo” ed è stata composta da Roberto Colombo, anche lui nell’orbita di quella fucina di compositori satanici che era la PFM.
Il signor Colombo ha nel suo palmarès personale di disgrazie sonore anche la sigla di Beautiful e quella di Studio Aperto. En plein!

Lo so, vi capisco
La morte di Goku
Non date ascolto a chi dice di essere stato traumatizzato dalla morte di Bambi, dal mal di cuore Julian Ross o dalla temporanea dipartita di Cristal Il Cigno. Niente, e dico niente, ha inquietato così tanti bambini come la morte di Goku. Qui non basta un pianto liberatorio, non è la stessa cosa di assistere ad un Crilin qualunque subire uno dei vari colpi che l’hanno spedito all’aldilà: vedere il più forte personaggio di Dragon Ball prenderle di santa ragione e morire male è un evento puramente tragico. Chi ci proteggerà ora? L’intenzione era forse di mostrarci l’estrema bontà di Goku, il risultato è stato quello di mandarci a letto con ogni certezza in frantumi, terrorizzati dall’arrivo dei Sayan.

Alcuni hanno anche sviluppato una specie di Sindrome di Stoccolma
Ucciso dalle api
Gran finale, qui i malvagi complottatori rettiliani architettatori di traumi infantili si sono superati: hanno creato una pellicola truffaldina da “Domenica Pomeriggio” per poi farcirla di momenti drammatici strappalcrime.
Il film si chiama “Papà, ho trovato un amico” (in lingua originale era “My Girl”), ammiccando sfacciatamente al ben più conosciuto “Mamma, ho perso l’aereo”, così da poter ingannare i fanciulli indifesi e le mamme sprovvedute. Con la seconda pellicola condivide anche uno degli attori, Macaulay Culkin, sul quale i traumi infantili hanno avuto pesanti effetti, vista la tendenza all’autodistruzione che caratterizza la sua vita adulta. Perché a Heath Ledger l’oscar e a lui no?
Tornando al film, questo racconta la storia di Vera (Vada l’originale), una ragazzina mezza sociopatica che a undici anni ha collezionato più traumi che lucidalabbra gusto tropicale. Dopo aver perso la madre, visto l’alzheimer della nonna degenerare e subìto il distacco affettivo del padre, riesce finalmente a fare amicizia con qualcuno, cioè il piccolo Thomas, interpretato proprio da Culkin. Questa potrebbe sembrare la trama perfetta per un film drammatico a lieto fine, se non fosse che Thomas è un ricettacolo di malattie, allergico praticamente a qualsiasi cosa sia mai stata avvistata sul suolo terrestre. L’amicizia tra i due culmina in un primo, innocente, bacio, giusto qualche minuto prima che uno sciame d’api crivelli Thomas di punture, causandogli una pesante reazione allergica e uccidendolo. Se non avete pianto durante la scena del funerale o almeno quando Vera legge la poesia del Salice Piangente, siete dei mostri!

MALEDETTE APO
In questo articolo ho cercato di ricordare l’innocenza perduta quando ero piccolo e consumavo assonnato la mia colazione, rassegnato agli impegni scolastici. Pucciavo il mio flauto al cioccolato nel latte caldo e mi lasciavo ipnotizzare da quella scatola luminosa. Indifeso mi esponevo a queste torture psicologiche.
E voi? Che cosa ha traumatizzato la vostra infanzia? Quali eventi vi portate dentro come cicatrici indelebili? Parlare e razionalizzare il trauma pare che aiuti a superarlo.
Ci sentiamo presto, ansiosi ma felici.
Christian 🍫
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Traumi atavici…
E…solo per citarne alcuni altri
https://youtu.be/cB7O_JIxGuY
https://youtu.be/JiUj4Z9ak3g
https://youtu.be/wG5Ti6RIqiY
https://youtu.be/-DW84uy4L1Q
https://youtu.be/-jIrgKsx2Xw
https://youtu.be/UilMqssLUKs
Complimenti per la selecta, Robin Williams clown triste è forse quello che mi ha turbato di più.
Sono così arrabbiato… con il mio vecchio gruppo musicale avevo intenzione di suonare una cover punk della canzone dell’ora legale… se invece di ridere mi avessero ascoltato, adesso l’avrei come link da spammare dappertutto e diventare un mito, come Fonzie.
Mi spiace, puoi sempre rimediare facendo cover dubstep di Vasco Rossi.