Uno degli argomenti che più mi sta affascinando ultimamente è quello degli effetti a lungo termine della tecnologia sulla nostra società, in particolare gli smartphone.
Davvero ci “perdiamo il momento” quando filmiamo? Come si stanno muovendo i club per arginare il fenomeno? Possiamo considerarla come una nuova forma proibizionismo?
Su Soundwall ho provato a fare un’analisi e a dare delle risposte, senza isterismi:
Qui su Soundwall ne abbiamo già parlato abbondantemente di quanto la tecnologia stia rivoluzionando club e concerti: risale al marzo 2014 la nostra presa di coscienza del tipo: “Ok, ci siamo cascati tutti, ora piantiamola però. Gli smartphone che portiamo in tasca stanno avvelenando l’esperienza”. La situazione sembrava già fuori controllo allora e oggi, quasi quattro anni dopo, le cose non sono cambiate di molto: gli avventori dei club continuano a sventolare schermi luminosi e inondare i social media di selfie. Nel frattempo sono stati fatti studi ed esperimenti, molti artisti si sono schierati apertamente contro la pratica e anche gli stessi creatori delle varie piattaforme stanno iniziando a consigliarci la disintossicazione. Ci è sembrato un buon momento per rifare il punto della situazione.
Ad esempio, la lotta all’abuso di device mobili è diventata oggi un’opportunità di business: la start up Yondr ha iniziato a produrre sacchetti fatti apposta per rinchiuderci lo smartphone e tenerlo rinchiuso per tutta la durata del concerto, salvo appartarsi in una zona “phone-free”. Gli investitori risero dietro a Graham Dugoni, fondatore della società, quando era in cerca di fondi. Oggi Yondr sta vivendo un momento di grande crescita e il suo sistema viene utilizzato da personalità del calibro di Jack White, oltre che in tribunali e scuole. Gli artisti che l’hanno usato per le loro esibizioni ne sono entusiasti, parlano del ritorno dei “vecchi tempi” quando la gente si divertiva ”davvero”.
Leggi l’articolo completo su Soundwall.it
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