In breve: la mia analisi post elezioni a caldo, in cui spiego perché penso sia giunto il momento di smetterla di insultare e di iniziare a tentare di capire da dove arrivino questi sentimenti anti sistema.
Ok, smettiamola di fare gli stupidi e guardiamoci in faccia: sta succedendo qualcosa che non riusciamo bene a capire. O forse non vogliamo capire. Più del 30% degli italiani ha votato per il Movimento 5 Stelle, nonostante le campagne fatte per tentare di smascherarne l’incompetenza: dobbiamo smettere di pensare che siano solo tutti ignoranti. Più del 20% ha votato per un partito con posizioni apertamente xenofobe: dobbiamo smetterla di pensare che siano solo tutti razzisti. Circa il 14% degli italiani ha votato per Forza Italia, il cui leader è stato giudicato colpevole e interdetto dalle funzioni pubbliche: dobbiamo smetterla di pensare che siano solo tutti criminali. Nascondersi verso la denigrazione non fa altro che accentuare la divisione, credo sia arrivato il momento di fermarsi un attimo e fare un bel mea culpa, prima che sia troppo tardi. La maggior parte di questi voti arrivano da persone normalissime, dal panettiere, dal cugino della fidanzata o dalla tizia che vediamo tutti i giorni in stazione e non salutiamo mai. I veri fascisti hanno preso meno dell’1%.
Dopo 5 anni di governo misto PD e forze varie del centrodestra, i numeri parlano di una ripresa dell’economia non miracolosa ma comunque presente e un miglioramento sul fronte dei diritti civili. Questi dati dovrebbero significare un vantaggio per partito al governo, in una situazione in cui l’economia cresce, nessuno vuole prendersi il rischio di cambiare. I risultati elettorali ci dicono il contrario: circa la metà dei votanti ha scelto un partito schierato apertamente contro l’establishment. Perché? Perché il miglioramento c’è stato, ma non è stato percepito dalla maggioranza delle persone, probabilmente perché concentrato solo in una piccola parte della popolazione.

Pazzi, Fascisti, Criminali o gente qualsiasi?
Sono un privilegiato.
La mia percezione è effettivamente che la situazione sia migliore di come lo fosse nel 2013, ma temo che il mio punto di vista è fortemente influenzato dalla mia situazione: come dice giustamente Francesco Costa, sono un privilegiato. Vivo a Lisbona, ma ho le mie radici vicino a Milano, una zona prospera e in continua espansione (non a caso lì il PD è primo partito e +Europa ha preso l’8%). Ho una laurea che mi permette di trovare facilmente lavoro, io miei genitori possiedono una casa e delle entrate stabili e in questi anni sono anche riuscito a mettere via qualche risparmio. Fatico a comprendere i sentimenti razzisti e nazionalisti, ma la mia vita è diversa da quella di un operaio di Ostia: giusto l’altra sera ero seduto ad un tavolo a bere vino con persone proveniente da 7 nazioni e 4 continenti diversi, un privilegio che pochi possono permettersi. È vero: ho lavorato duro e fatto delle scelte coscienziose per arrivare dove sono, ma questo non mi giustifica in nessun modo. Nel lungo termine questa mia libertà non durerà se sempre più persone non vedranno altra via d’uscita che sostenere chi grida di più.
Le tendenze dell’ultimo anno e mezzo raccontano quasi tutte un sentimento anti globalizzazione, anti liberale e anti Europa. Mentre stiamo sul divano a guardare Netflix, la competizione globale crea dei vincitori, ma soprattutto dei perdenti. Le fabbriche chiudono, si spostano o mettono gli automi al posto degli umani. Le persone senza lavoro non hanno le competenze necessarie per reinserirsi in un mondo che ha accelerato troppo e li ha lasciati indietro. Chi ancora il posto non l’ha perso, sente il fiato sul collo e non sa che pesci pigliare per evitare che succeda: i sentimenti anti sistema sono solo la naturale conseguenza della paura.
I partiti di sinistra, storicamente più sensibili alla questione sociale, hanno scommesso sull’abbandono di politiche socialiste per spostarsi più verso posizioni più liberali. Il loro ragionamento non era del tutto sbagliato: si pensava che la crescita sarebbe stata tale che avrebbero finito per giovarne tutti, anche i più deboli.
Qualcosa, però, è andato storto, la situazione è migliorata solo per pochi e i perdenti nel sistema hanno iniziato a guardare altrove. Mentre a sinistra si bisticciava su questioni ridicole, la destra liberale cessava praticamente di esistere e la destra populista cavalcava sentimenti nazionalisti e protezionisti proponendoli come cura di ogni male. I sentimenti nazionalisti e xenofobi, le fake news e il protezionismo fanno breccia tra chi ha la pancia vuota, chi si sente minacciato dal cambiamento, chi ha paura di perdere il frigorifero, la televisione e la macchina parcheggiata in garage. La classe media sta perdendo i piccoli privilegi accumulati nel boom economico del dopoguerra, e ha paura.

Salvini da giovane era leader dei comunisti padani. C’è chi lo accusa di voltagabbana, in verità è sempre stato ani sistema
Chi è il nemico, oggi?
Dal mio punto di vista “privilegiato” vedo un mondo diverso, in continua accelerazione, in cui mutabilità e condivisione sono all’ordine del giorno. Mentre crescevo, i movimenti di protesta giovanili svanivano: si scendeva a patti col capitalismo tanto odiato, con Amazon che ci consegna la spesa a casa in un’ora e con gli smartphone Made in China con cui pubblicare le foto su Instagram. Eravamo anti sistema, oggi siamo noi i primi a difenderlo, a sostenere i patiti più “tradizionali” contro i movimenti anti-establishment. Oggi è cambiato il modo in cui si cerca di risolvere i problemi nella società, non vogliamo più sporcarci le mani in piazza, vogliamo fare i post (come quello che stai leggendo), vogliamo fare gli influencer, vogliamo diventare imprenditori sociali.

Il primo di una lunga serie di errori Renziani
Giusto o sbagliato che sia, il mio mondo non è lo stesso vissuto dalla maggior parte delle persone e in democrazia la minoranza perde sempre. Smettiamola di essere paternalisti, smettiamola di ragionare per stereotipi, smettiamola di sentirci migliori. Il PD di Renzi ha avuto il suo risultato migliore con l’introduzione dei famosi 80€, una misura puramente populista che ha però raccolto il consenso del 40% degli elettori. Forse non è quello di cui l’Italia aveva bisogno, ma non è forse più semplice prendere la medicina con un poco di zucchero? Non si può pretendere di risolvere i problemi agendo su di un solo gruppo, questo crea solo altre divisioni, polarizzazione, scontri sociali. Il fomento attorno agli stipendi dei parlamentari ne è l’esempio perfetto: non sono tanto i soldi che verrebbero risparmiati, è più una questione simbolica, è un modo per mostrare che ci stiamo ascoltando a vicenda, che c’è la volontà di scendere a compromessi e lavorare insieme. L’attuale classe dirigente ha fatto finta di niente e ora ne paga le conseguenze.
Ora siamo al bivio non più c’è più tempo per tergiversare, dobbiamo ragionarci seriamente se vogliamo evitare che questi sentimenti esplodano di nuovo e la storia si ripeta: l’ultima volta non è finita bene.
Un mesto abbraccio,
Christian 🍫
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