La globalizzazione e l’uniformazione tramite internet della cultura pop mondiale hanno generato le combinazioni più singolari degli elementi più disparati, dando vita a movimenti con un’estetica propria, nata, cresciuta e morta (?) completamente sul web, senza il bisogno che gli attori coinvolti conoscessero altro che i rispettivi alter ego digitali. Uno dei fenomeni di cui si è fatto un gran parlare è quello della Vaporwave, tributo e allo stesso tempo critica dell’estetica edonista e ultra capitalista della fine del secolo passato. Ho cercato di stabilire un contatto umano con uno degli esponenti di punta: VHS LOGOS, le cui tracce sono state ascoltate da più di mezzo milione di utenti solo su Youtube. Jarrier Modrow, in arte VHS LOGOS, viene dal Brasile, e nei suoi pezzi eterei e lo-fi segna l’incontro tra le culture delle due Americhe con quella nipponica. Il suo ultimo album, Mantra, può essere scaricato gratuitamente dal suo Bandcamp: bastano un paio di minuti a traccia per essere rapiti e catapultati in vortice di ricordi e nostalgia sognante. Nonostante si nasconda negli angoli più remoti del web, sono riusciti a scovarlo e a farci quattro chiacchiere…
Prima di tutto parlaci di te: chi sei (se si può dire), da dove vieni e come hai iniziato a fare musica?
Il mio nome è Jarrier Modrow, vivo a Sapucaia do Sul, città della regione metropolitana di Porto Alegre, la capitale dello stato di Rio Grande do Sul, in Brasile. È un posto senza molto da dire. Ho iniziato a fare musica, o almeno a provarci, negli anni ’90, ancora adolescente. Riuscii a comprare una tastiera che registrava tracce MIDI, le passavo sulle cassette e ci facevo qualche modifica rudimentale. Avevo anche un computer, ai tempi, ma i software di creazione musicale erano difficili da trovare, e io non avevo internet. Fin da giovane sono sempre stato interessato a sintetizzatori, musica elettronica (che non aveva nemmeno un nome ai tempi), ma avere uno strumento di quel tipo era una cosa inimmaginabile, erano troppo costosi. Mi piaceva anche disegnare e, modestia a parte, disegno bene, ma ad un certo punto pensai che esprimermi attraverso la musica era molto meglio quindi lasciai perdere la prima arte (e confesso che ancora non mi sono dedicato a fondo come dovrei alla seconda).
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